sabato 14 novembre 2015

cielo/terra

E si aprono cieli.
E si chiudono terre.
E il cielo chiuso di noi
apre terre.
Sono il senso
svelato
dietro un sogno.

Olga Tamburini

Immagine: Egon Schiele


venerdì 23 ottobre 2015

tua

La misura è vuota
il piatto colmo
quando la mia bocca
incontra i tuoi occhi.

Mi dici miei
i tramonti,
il mare,
il cielo.
Miei i vuoti,
le notti i sogni,
i mai.

Io, invece, sono tua.

Olga Tamburini

Immagine: Felix Vallotton



martedì 8 settembre 2015

Intanto

Intanto vorrei....
Vorrei che fossi qui ogni momento,
tra la luce che si spegne del quasi autunno,
le spezie,
il pane,
la vaniglia nei cassetti.
Vorrei un abbraccio,
ogni mattina al mio caffè,
tra le lenzuola stanche e il giorno già sereno,
spalanca gli occhi un'alba incerta
e il tuo sorriso.

Olga Tamburini

lunedì 7 settembre 2015

pensieri

E attingo le parole a un vocabolario di pensieri distratti
Per non perderti nella folla
Per non perdermi nella follia.

mercoledì 2 settembre 2015

Dirado un'alba

La notte porta via con sé l’odore del tramonto, eppure lo vedo ancora tra i tuoi occhi. Sono i riflessi allungati sul fiume, ondeggiano più lunghi dove incontrano lo sguardo vicino, poi tremolano come dita incerte su una tela fino a fermarsi fissi tra i tuoi pensieri e il mio orizzonte. Mi si chiede di essere luce, vorrei dirti solo di restare. Ti sfioro. Si aprono strade sul tuo corpo. Sento solchi scivolare tra le mani, ridisegno con le dita il contorno di un ti amo che oscilla tra un vorrei tu fossi felice e un prendermi cura di te. Veleggio sul tuo corpo tra i segni del tuo tempo, un giorno saranno rughe con il nome dei ricordi.

La notte porta via con sé l’urgenza del tuo corpo. Sono pieghe colmate, un tempo vuoti, dove abbiamo annidato un’attesa. Sono passi inerpicati nel buio che muoiono sulle tue labbra, sono impronte di sogni lasciati ad asciugare, sono i tanti desideri sparsi, indefiniti, inattesi che hanno la forma del tuo volto. Misuro il tuo corpo. Dieci baci il tuo collo, qualche spanna il tuo petto, batte forte il tuo cuore. Ti tocco. Le stelle stanno a guardare, trattengono il fiato, quasi stupore. Occhi chiusi sul mondo, occhi aperti su te. Ti ho aspettato mille secoli, adesso un attimo, e dirado un’alba che pronuncia il tuo nome. Nessun risveglio che ti porti via.


Immagine: Rimel Neffati

sabato 29 agosto 2015

noi

C'è tanta infelicità. C'è tanta solitudine. Ci sono vuoti da riempire. Ci sono maschere da indossare. Ci sono sovrastrutture che pesano, dolori che lacerano, emozioni come coltelli, paure come spettri. Ci sono sogni possibili lontani e vuoti impossibili vicini. E poi ci siamo noi. In una zona indefinita che oscilla tra il desiderio e la disperazione di non dirci tutto quello che abbiamo da raccontarci.

venerdì 28 agosto 2015

Il sapore del mio addio

Lo riempi di niente il vuoto di un addio. Il treno scivola su un binario di incertezze, risucchia i pensieri di un silenzio: un amore, un amato, un amante, un amico. Con la coda dell’occhio lo puoi vedere andar via e raccogli la solitudine di uno sguardo appoggiato all’ultimo vagone, il mio, quello dell’uomo che mi sta di fronte occhi fissi sul finestrino, della donna in lontananza si tiene la gonna a fiori.
Lo riempi di speranze il tempo di un addio. La speranza che qualche porta si apra, serrata nei labirinti della mente e del cuore, sigillata tra impotenti paure e mancate verità. Sono porte complicate, affacciano su ferite profonde. L’istinto, a volte, dice di fuggire, di non fermarsi a guardare la voragine, il cuore, a volte, dice di restare. Restare e provare ad affondarci nelle inquietudini, non solo a galleggiarci, per risalire e tornare a vivere. Lo sento tutto il freddo delle porte che hai chiuso, provo a dirti non esistono i per sempre, riscattiamo i mai.
Lo riempi di immagini un addio. I tuoi occhi che ridisegnano un altrove, lasciando scivolare un forse, la tua spalla, incavo in cui sognare e sentirsi al sicuro, il passato che raccogli negli oggetti e porti nei luoghi dove ti pensi a casa, mani che stringono, braccia che si inarcano sulle mie paure. Nessuna valigia. Poco tempo di restare.
Lo riempi anche di un sapore l’addio. Il cielo ci ha invidiato l’ultimo bacio. Ci siamo detti eccomi ancora, non sappiamo come, non sappiamo se. In quell’attimo il riscatto di attese vorticose stampate sulla pelle e due mondi che pian piano scivolavano tra le nostre mani. Un addio ci raccoglie ancora, perché siamo insieme dove si ferma il sogno e cominciamo noi.
Ho avuto voglia di tornare a casa, per sentirmi protetta. Ma lì ho trovato il vuoto.

Immagine Ron Hicks



lunedì 24 agosto 2015

La parola

Non posso immaginarmi
senza i tuoi occhi,
l'urgenza scava solchi sulla pelle
la pelle sonda umori inesplorati.
Vorrei essere la parola
che annulli ogni distanza


Immagine: Egon Schiele, 1910


domenica 16 agosto 2015

rimane

La faccia nella spalla
disegna tenerezza
la bocca sulla curva
risale nostalgie.

Ti guardo
sorriso sui tuoi occhi.

Mi guardi
affondo ogni paura.

Rimane tra le mani
il solo desiderio
che quelle braccia ancora
disegnino confini:
io e te
due solitudini
mai perse tra i pensieri,
tracciate sotto un cielo
che eterna il tuo respiro.

Olga Tamburini


Immagine: Egon Schiele

domenica 2 agosto 2015

e parlo già a me stessa solo se parlo a te

Tu sei

se avessi un’altra vita
se avessi un altro sogno
il cielo è un po’ speziato
le spezie un po’ celate,
sei il tempo che ritorna
l’istante che ripassa
e spolvera noi due
racchiusi in uno sguardo.


Tu sei

se trattenessi il mare
se ripensassi me
guardando te allo specchio,
la meta già vicina
il vuoto un po’ lontano,
una parola data
le cose ancora dette
le cose meritate.

Io qui.
Un invito ad andare
l’ipoteca del tornare,

vorrei arrivare a te
non scavalcare i muri
ma attraversare i tuoi,
adesso sono altrove,
dove riposi tu,
e parlo già a me stessa
solo se parlo a te.


Immagine: Henri Matisse

mercoledì 29 luglio 2015

eternare un sogno

Vorrei darti la parola
per arrivare a me
che gridi e santifichi
la carne sazia delle alcove,
che taccia e rinneghi
le solitudini di letti disperati.
Invece resto qui
a tessere fili di speranza,
a eternare un sogno,
a riscattare un mai.

Immagine: Viola Vistosu


mercoledì 22 luglio 2015

cieli

Cerco pace
cerco te
che tieni il mio cielo
sospeso a un filo.

Lo hai rubato quel giorno
ricordi?
inciampando tra i miei desideri.
Da allora
rinchiusa

esploro la mia libertà
sei tu

che hai legato
quel giorno al tuo dito
il mio cielo.

Ph. Hanna Seweryn

sabato 18 luglio 2015

Rivedermi

Ho bisogno di rivedermi.
Vieni presto.
Ho lasciato i miei occhi
sul tuo ultimo risveglio

Immagine: Robert Farber

mercoledì 15 luglio 2015

fotogramma

Restiamo un po’ così,
nudi vestiti,
il tempo di un rimpianto,
il sogno di un'attesa.

E la città si stende
su tetti troppo scuri
la tocco, è quasi fredda
raccoglie i suoi respiri.

La notte invece corre
su fotogrammi insonni,
la sento avvicinarsi
toccare il mio segreto.

Nascosti dentro un sogno
sognati tra i pensieri
pensati sui miei fianchi
si adagiano i tuoi occhi.


Immagine: Gustav Klimt

martedì 14 luglio 2015

sabato 11 luglio 2015

Fragile

E ti sorprendo fragile
il tempo di un addio,
lo scrivi nei tuoi occhi
lo leggo dentro i miei.
Parole tra la bocca
ti dico senza voce
conosci un altro modo
per riscoprirsi uomini?

Immagine: Valentina Contreras

lunedì 18 maggio 2015

Inventari

E mancheranno le mie parole
all’inventario dei tuoi giorni
Rosari sgualciti
Di incerte solitudini
Perdute un tempo
tra i tuoi occhi.

Immagine: Irving Penn


domenica 17 maggio 2015

vuoto svanito

Fu un respiro nascosto
A morire sulle tue labbra.

E sogni alterni.
E corpi sfiniti.
Poi solo un cuore,
il niente che ho
di mille paure

Vuoto svanito
Dove arrivarono le tue mani.

Immagine: Andrew Wyeth

sabato 9 maggio 2015

punto/istante

Non ricordo
il punto né l’istante

Quando i tuoi occhi di mare
incontrarono le mie labbra di cielo,
ricordo che il mondo


in quel punto
in quell’istante

rimase stupito a guardare.

Immagine Ron Hicks



La notte

Fu la notte
a ritagliare attese,

adagiata sui tuoi fianchi
assonnata tra i tuoi occhi
a scolpire un profilo

dove fugaci mani,
mai stanche,
solcarono il tuo corpo.


Immagine: Ron Hicks

domenica 3 maggio 2015

moltitudini...

Avessi strappato i tuoi occhi
A una una moltitudine di cieli
Sarei
Sogno rubato ai tuoi occhi
In un cielo di moltitudini.



Immagine: Corinna Wagner


venerdì 17 aprile 2015

E la malinconia

E la malinconia
Si inarca sulla linea delle cosce
Si allinea sulla curva della bocca
Affoga in superficie
Aleggia nell’abisso
A cercare il posto
Dove un tempo giacque amore.

Olga Tamburini





Immagine: Raising Her Skirt by Malcolm T. Liepke

giovedì 2 aprile 2015

Ipocrisia

Bisognerebbe avvicinarsi con rispetto e sacralità alle persone pulite per non sporcare la loro anima col fango dell'ipocrisia.





IFoto: Leopoldo Pomés

venerdì 27 marzo 2015

attrae/astrae

Ci si perde sulla soglia di un abisso.
Ci si attrae.
Ci si astrae.
Si contrae la sacralità della carne.
Si protrae la nudità dell’anima.
Si ritrae la curva di un prodigio.
Ci distrae il tempo di un addio.




Immagine: Stollen Kiss - Ron Hicks

domenica 22 marzo 2015

Che ti sia lieve

Che ti sia lieve
Il limbo che creasti
Tra il ventre del cielo
E l’alto della terra
Che pesarono i passi dei carnefici
Mancati sogni
Mancati figli
Mancati silenzi.


Immagine: Virginie Bocaert


martedì 3 marzo 2015

Cieli ritagliati

È un cielo ritagliato a forma di quadrato quello dove sei nato. Basta alzare gli occhi per trovarci una sorta di riparo. Guardato con gli occhi di un bimbo, doveva essere alto, sconfinato, immenso mentre le nuvole si affacciano ancora sui pensieri di un’infanzia, mille infanzie. Quella di tutti i bambini attraverso due occhi sorpresi, gli stessi che si genuflettono davanti a un fondoschiena con la stessa meraviglia di un tramonto ancorato a un giorno che va via. Il cielo ritagliato doveva assomigliare a un quadro di Magritte. A volte intarsio plumbeo di pioggia battente, altre terso di una mai stanca primavera.
Ci sono occhi intorno, quasi si annusano. I respiri delle case troppo vicini arrivano nel cono di luce mai soffusa che ha accolto il tuo primo vagito: la sacralità di linee che si incrociano senza mai incontrarsi né chiudersi, eteree ritagliano solo uno spazio tra cielo e terra dove gli angoli ogni sera ti accolgono raccogliendo i tuoi silenzi. E io ci sono entrata con la stessa fugace e profonda sacralità del tuo sguardo che mi ha detto: “Sai, un tempo questa piazza era grande ai miei occhi”. Sono linee curve, linee chiuse, ora aperte a lasciar trasparire un domani, sono cunicoli che portano nella tua mente. Luoghi fisici spazi del cuore: intimità di squarci, pensieri, due fratelli che vivono in stanze diverse. Di giorno litigano a voce alta, poi saracinesche di negozi alzati e sogni chiusi, sguardi di passanti curiosi. Cunicoli di dita che si intrecciano nel tempo, piano piano, senza chiedere al tempo di aspettare. La stessa, silenziosa e sacrale intimità di un prendimi per mano.


Immagine: Francesca Woodman


giovedì 26 febbraio 2015

Ti parlo di sogni. Mi dici fuggire.

Ti parlo di sogni. Mi dici fuggire. Ti dico l’altrove più bello è dentro di noi, nello spazio di autenticità che ci fa desiderare di rimanere ancorati qui, dove siamo adesso.

Mi piace quest'astrazione che raccoglie parole e pensieri, un ventre annodato tra cielo e terra che si nutre di radici e di nuvole; a volte tenacemente stretto da sembrare radice, altre quasi sciolto da assumere la forma di una nuvola rubata al cielo della primavera. Questo ritaglio astratto permette di sopravvivere alle assenze e alle mancanze, lì si raccoglie la tenerezza di un pensiero fugace e lo slancio di timide presenze. Chiavi per arrivare a te, a volte spanate e deformate, altre perfette per chiedere di strappare attimi all’eternità.
Lì decido di tenerti stretto un po’, giusto il tempo di accarezzare con lo sguardo il tuo collo, scivolare con la bocca nella curva della spalla.

Un tempo sei stato anche tu bambino. Mi racconti di un pezzo di terra, una sorta di spazio dove lasci rincorrere confini e orizzonti, a tratti ti soffoca ma rimane l’odore della terra, forte e presente.

Un tempo quelle spalle hanno lasciato l’infanzia, poi c'è stato quello che ti ha fatto diventare un uomo. I nostri sguardi un po’ dopo, un pensiero proibito. Non ricordo lo spazio in cui sei rimasto, indisturbato e riservato. Nessun nome, forse il tuo.

E le tue spalle, esattamente come allora, hanno cercato il futuro senza lasciare andar via il passato. Sono spalle a cui chiedi di andar via e che invece rimangono nell’esatto punto in cui le hai lasciate a guardare la vita. Non si va via mai da soli, una legge mai scritta dice che devi portare il cuore. Forse un giorno fuggirai da questo ritaglio di cielo, ma hai ancora un po’ di tempo per respirarlo. Per questo ti chiedo rimani con me.





Immagine: Francesca Woodman

domenica 22 febbraio 2015

Arabeschi di intricate solitudini

Arabeschi di intricate solitudini si stagliano sulla tua pelle, quasi strade ora aperte ora chiuse, lasciano passare parole. La luce di un’alba incredula si fa strada sul tuo corpo. Sul tuo petto, pochi passi di distanza dal cuore, s’aggrovigliano pensieri dal sapore della nostalgia: quasi increduli i varchi di serenità, sempre brevi, sempre distanti, pronti a naufragare nell’attimo stesso in cui raggiungono i tuoi occhi.

Mai notte in questo tempo, mai tempo in questo spazio.

Indisturbato, hai varcato la soglia dei miei silenzi e restituisco parole, arrampicate in un cielo solo nostro da respirare, equilibrio di sguardi fugaci e incerti dove sono racchiusi i contorni indefiniti del presente e le ombre del passato.
Un gioco,il tuo sguardo: dilatare il pudore fino ad arrivare all'attimo che racchiude il pensiero di un domani. E lì non chiederti mai più "tornerai?".



Immagine: Samantha Bosque - Deconstrucción


giovedì 5 febbraio 2015

domenica 1 febbraio 2015

Solcami

Solcami come una nave, veleggia sul mio corpo, lascia che il sole ti trasporti sui sentieri della mia pelle; feluca che si muove lungo i miei seni, tra le pieghe del mio ventre, tra le curve dei miei fianchi, sinuosi incastri dove si perde il tuo respiro.

Inoltrati in ogni mio sguardo, un fiore che attende l’acqua dalla tua bocca.
Sii miele, sii ape, ruba con me e per noi l’eternità trasformata in un attimo da fermare.

Toccami come si fa con la magnolia che sboccia, come la fresia che riempie di spezie i giardini della mente, goccia che si appoggia sulla pelle senza ascoltare il rumore del vento.

Conducimi tra le correnti di Ninive e Melfi, laggiù, tra le scie nascoste che portano ai bazar africani. Lasciami respirare il tuo viso.

Fammi chiudere gli occhi di sera e ritagliare la tua immagine, riaprirli all'alba e trovarti ancora lì, un sorriso abbozzato di malinconia.

Abbandonami tra le pieghe di un tuo dolore, perché io possa essere luce.
Indosserò le tue parole come perle sospese al sonno e ai sogni, lame affilate della nostalgia.

Possiedi la mia mente fino a farla sprofondare nell’abisso di un volo senza rete, oltre i confini dello spazio, in un posto nascosto dal mondo per noi.

Poi,
lasciami andare via.

Chi si appartiene ha un posto nell'eternità. Ciò che si dimentica, non ci è mai appartenuto.







sabato 31 gennaio 2015

Parte di me

Sei la parte di me
che non so.
Di notte
due occhi affacciati sui miei seni,
dischiusi
tra lo stupore di un eccomi
e il sogno di un domani.


giovedì 22 gennaio 2015

Dovevano essere...

Dovevano essere le tre o quattro della notte, per lei troppo assonnata per lui troppo sveglia. Le chiese di alzarsi a prenderle dell'acqua o forse erano biscotti, una televisione dalla voce alta a tenergli compagnia. Lei si buttò dal letto senza indugio, con gli occhi socchiusi e stampelle ai suoi sogni. Nel buio della stanza la luce a intermittenza del televisore disegnava strani arabeschi:
- Che bel culo, le disse. Lei prese l’acqua e tornò a dormire.

Immagine: Cristina Faleroni

mercoledì 21 gennaio 2015

martedì 13 gennaio 2015

Insensato ricordo

In un'alba assolata
di incerte solitudini,
riappropriarmi
dei luoghi
visitati coi tuoi occhi.

Nessuna notte
dove la mia pelle si arrese
a un insensato ricordo.


domenica 11 gennaio 2015

Quelli che si amano

Quelli che si amano si conoscono da sempre.
Cercano indizi nei cieli degli amanti,
raccolgono nostalgie negli sguardi della gente,
siedono indifferenti tra le attese dei passanti.
Quelli che si amano li puoi scrutare tra la folla,
hanno occhi sempre attenti
nella pioggia calda di settembre.
Quelli che si amano non conoscono la solitudine.
La vita
una lunga attesa,
l’attesa
un ritorno a casa,
la casa
dentro il cielo di quel volto.




Immagine: Rimel Neffati



sabato 10 gennaio 2015

Amore

Amore,
ho conosciuto la fame
incontrando la tua bocca,
ho imparato a camminare
inciampando nei tuoi occhi.
Ora cielo troppo sconfinato.
Per incontrare la tua bocca,
per inciampare nei tuoi occhi.




Immagine: Didier Lourenço




lunedì 5 gennaio 2015

Vieni

Vieni,
riposa qui.
Già si adagia
la notte
su letti stanchi di solitudine.
Sul tuo petto,
un altro inverno di nostalgie,
sul mio seno
un amore mai redento.
Troppo breve
il tempo di un addio,
troppo lungo
quello di un per sempre.


Immagine: Joseph Lorusso




sabato 3 gennaio 2015

Parvenu

Lei
potere, prestigio, possesso.
Vertigine che fa sprofondare,
inquietudine che si sazia di altrove,
simulacro per fuggire la solitudine,
come prezzo la stessa solitudine.

Tu
alchimia, anima, apolidia.
Vertigine che si attraversa,
porto selvaggio dove si ferma la tempesta,
nessun luogo da desiderare,
nessun desiderio da contaminare.

E io
ho scelto lei.