lunedì 4 marzo 2013

La Grecia della crisi: le multinazionali bloccano e riducono i rifornimenti di farmaci



La recessione della Grecia, strangolata dal debito pubblico, è il chiaro segnale del fallimento delle politiche di austerity condivise da tecnici e politici in tutta l’Europa. Una spirale che sta avvolgendo il Paese e da cui non si vede via d’uscita, tra politiche di privatizzazione, svendita dei beni dello Stato e continui tagli degli investimenti sociali. Il tutto per pagare i debiti contratti con le banche dai governi che si sono succeduti attraverso piani di “aiuto” che soddisfano gli interessi delle banche private e non certo quelli del popolo greco, sempre più stretto nella morsa dei tagli e delle tasse. I prestiti della Troika concessi alla Grecia sono serviti a rimborsare i sistemi bancari privati occidentali o per favorire la ricapitalizzazione di quelli greci. Nessun intervento per il popolo, solo misure che stanno riducendo i cittadini all'indigenza, colpendoli nei bisogni primari. L’appuntamento questo mese con la Troika riguarda le richieste nel campo sanitario per il 2013, in un contesto che a molti osservatori esteri appare sempre più di crisi “umanitaria”. Dopo il blocco, a partire dal 26 febbraio, da parte della Croce Rossa elvetica del rifornimento di sangue per insolvenza, ad Atene, secondo quanto riportato dal Guardian, continuano a verificarsi scene caotiche per la ricerca di farmaci prescrivibili che gli ospedali si rifiutano di consegnare. A finire nel mirino del governo una cinquantina di industrie farmaceutiche, tra cui Pfizer, Roche, Sanofi, GlaxoSmithKline e AstraZeneca, accusate di aver bloccato o pianificato le spedizioni di farmaci nel paese. Le multinazionali si difendono attribuendo la carenza al commercio parallelo e alla speculazione sulla differenza dei costi (la Grecia ha i prezzi dei medicinali più bassi in Europa): alcune come Pfizer, Roche e Sanofi hanno ammesso di aver trattenuto dei prodotti, altre come GSK e AstraZeneca hanno negato le accuse. Le cause sarebbero riconducibili ai bassi profitti ricavati in un paese in piena crisi economica e alle fatture non pagate. A Salonicco i farmacisti raccontano di persone che cercano farmaci salvavita chiedendo di poter usufruire delle scorte nei magazzini, scorte non sempre disponibili, mente in tutta la Grecia scarseggiano circa trecento medicinali tra cui quelli per l'artrite, l'epatite C e l’ipertensione, per il colesterolo, gli antipsicotici, gli antibiotici, gli anestetici ma anche farmaci per i malati di cancro e di persone che soffrono di depressione clinica. Secondo Dimitris Karageorgiou, segretario dell’ Associazione panellenica dei farmacisti, la riduzione delle forniture di medicinali è stata drastica, sotto del 90%. Un’Europa sempre più lontana dai cittadini, come dimostrano le elezioni politiche in Italia e le manifestazioni a Lisbona dei giorni scorsi. Un’Europa in cui comincia a serpeggiare non più come malessere ma come sentimento ampiamente condiviso, l’idea che le misure attuate servano a impoverire i Paesi più che a sostenerli. Una sfasatura tra politica e cittadini che peserà sulle scelte dei governi e sul futuro della stessa Europa.

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